Primavera 2008, serata di presentazione del mio album Palestra di vita.
Mi viene servita la peggiore infamata di sempre, dove meno me l'aspettavo e come meno me l'aspettavo.
La città: Milano.
Il luogo: un noto centro sociale.
La serata: un evento con un grosso headliner underground, a cui io dovevo aprire dopo una serie di mini-showcase di giovanissimi emergenti.
"Presentazione Matt: 23:30", diceva la scaletta.
Avevo con me 3 persone con cui dividere il palco (DB, Hegokid e Palla Da Phella) e una carovana di circa 50 amici a cui della serata in sé non poteva fregare di meno, ma che volevano esserci perché quello era il mio momento. Quindi hanno felicemente pagato l'ingresso (5€) e consumato al bar, portando nelle casse del posto almeno 350-400€. Tenete a mente questo particolare.
Posto pieno, 800 persone minimo. Forse un migliaio, in quello che al momento era il punto di riferimento per l'hip-hop a Milano, dopo la scomparsa dello Show-Off di Bassi e Rido.
Io, chiaramente, con la sensazione che miglior occasione di lancio non mi sarebbe potuta capitare. Tranquillo anche quando mi son sentito dire "Matt, si slitta di mezz'ora", e nonostante quanto alcuni nomi dell'underground lombardo m'avessero detto di fare attenzione all'organizzatore.
Mai e poi mai avrei previsto quello che stava per succedere, anche perché mi credevo "degno di particolare attenzione", visto che nel medesimo centro sociale avevo già dato una mano nel contesto della Slam Poetry e mi pareva pure di stare simpatico al manipolo di capetti della faccenda, fra cui appunto l'organizzatore degli eventi hip-hop.
Succede poi il finimondo: a scatti di mezz'ora causa ritardi a catena dei mini-showcase (e infinito contest di freestyle, come qualcuno mi ricorda, ndr) vengo spostato alla bellezza delle 2:30. Nel mentre, giustamente, alcuni amici cominciano a salutarmi e andarsene, compreso chi il giorno seguente sarebbe dovuto rientrare a Ginevra (400km da Milano, per informazione). Io mortificato.
Ad un certo punto, la bomba: "Matt, siamo lunghi. L'headliner ha detto che o suona fra 10 minuti o se ne va. Il tuo showcase salta".
Evito di sbottare per cercare di trovare un'alternativa in tempo zero, ma rifiuto la sola che mi propone l'organizzatore, ormai ubriaco e fumato fino al midollo: "Eh dai, riorganizziamo fra un mese".
Col cazzo.
Capito che il palco non l'avrei visto, ho fatto un ragionamento molto semplice, chiedendo al mio interlocutore di andarci a sedere altrove per uscire dal capannello di sua e mia gente creatosi nel backstage, dove gli animi cominciavano a scaldarsi (e le mani di qualcuno a prudere).
IO: "Ascolta, a parte il danno che mi stai facendo, fatti pure 2 conti: io ti ho portato almeno 50 persone che altrimenti non sarebbero venute. Ingresso e consume, 400€ grazie a me te li sei fatti".
LUI: "Eh, ma cosa c'entra..."
IO: "C'entra che se scaliamo che me ne devi 150 per lo showcase -e li voglio comunque perché siam qui in 4 e veniamo da fuori- tu almeno 250 puliti te li metti in tasca avendo fatto fare una figura di merda a me e la strada per un cazzo ai miei amici".
LUI: "Eh, ma cosa c'entra...".
IO: "C'entra che mo' tiri fuori 'sti soldi per noi e rimborsi pure i 5€ d'ingresso a quelli che son rimasti. Le birre te le abbuono. E la chiudiamo qui".
LUI: "Io ti do 100"
IO: "150 e rimborsi la mia gente".
LUI: "100".
La tiritera è proseguita così per diversi minuti, in cui -da vero codardo- il tipo si è fatto sempre più forte del fatto di giocare in casa, supportato oltretutto da un rapper milanese all'epoca molto noto, che dopo aver assistito all'intera querelle ha cercato di imbastirmi un sermone sulla "relatività dei punti di vista", nel mero tentativo di non inimicarsi i compagni di manifestazione. Alla faccia dell'"alfiere del vero".
E ha vinto l'organizzatore, alla fin fine. Nel senso che, a fronte di una presentazione saltata e un senso di vergogna inenarrabile, quello che ci ho cavato io sono stati 100€ divisi in parti uguali coi miei soci di palco, offrendo in seguito di pagare da bere di tasca mia agli amici (certamente non al bar del posto), i quali però mi hanno invitato a non preoccuparmi, appunto, avendo capito le circostanze.
Unitamente ad altre faccende che prossimamente racconterò per fare il punto sui centri sociali, questa situazione è stata per me l'esempio massimo circa lo spirito con cui gestisca le cose anche chi si barda di ideali, bandiere e retorica del rispetto.
Io ci ho trovato solo gente troppo fumata per ragionare con me, ma sufficientemente aggressiva per fare la cresta anche nel torto assoluto.
NB: l'immagine di apertura, mix fra il Che e Peter Griffin, ritrae molto verosimilmente il volto dell'organizzatore/capetto in questione. A qualcuno risulterà chiarissimo di chi si tratta...
Mi viene servita la peggiore infamata di sempre, dove meno me l'aspettavo e come meno me l'aspettavo.
La città: Milano.
Il luogo: un noto centro sociale.
La serata: un evento con un grosso headliner underground, a cui io dovevo aprire dopo una serie di mini-showcase di giovanissimi emergenti.
"Presentazione Matt: 23:30", diceva la scaletta.
Avevo con me 3 persone con cui dividere il palco (DB, Hegokid e Palla Da Phella) e una carovana di circa 50 amici a cui della serata in sé non poteva fregare di meno, ma che volevano esserci perché quello era il mio momento. Quindi hanno felicemente pagato l'ingresso (5€) e consumato al bar, portando nelle casse del posto almeno 350-400€. Tenete a mente questo particolare.
Posto pieno, 800 persone minimo. Forse un migliaio, in quello che al momento era il punto di riferimento per l'hip-hop a Milano, dopo la scomparsa dello Show-Off di Bassi e Rido.
Io, chiaramente, con la sensazione che miglior occasione di lancio non mi sarebbe potuta capitare. Tranquillo anche quando mi son sentito dire "Matt, si slitta di mezz'ora", e nonostante quanto alcuni nomi dell'underground lombardo m'avessero detto di fare attenzione all'organizzatore.
Mai e poi mai avrei previsto quello che stava per succedere, anche perché mi credevo "degno di particolare attenzione", visto che nel medesimo centro sociale avevo già dato una mano nel contesto della Slam Poetry e mi pareva pure di stare simpatico al manipolo di capetti della faccenda, fra cui appunto l'organizzatore degli eventi hip-hop.
Succede poi il finimondo: a scatti di mezz'ora causa ritardi a catena dei mini-showcase (e infinito contest di freestyle, come qualcuno mi ricorda, ndr) vengo spostato alla bellezza delle 2:30. Nel mentre, giustamente, alcuni amici cominciano a salutarmi e andarsene, compreso chi il giorno seguente sarebbe dovuto rientrare a Ginevra (400km da Milano, per informazione). Io mortificato.
Ad un certo punto, la bomba: "Matt, siamo lunghi. L'headliner ha detto che o suona fra 10 minuti o se ne va. Il tuo showcase salta".
Evito di sbottare per cercare di trovare un'alternativa in tempo zero, ma rifiuto la sola che mi propone l'organizzatore, ormai ubriaco e fumato fino al midollo: "Eh dai, riorganizziamo fra un mese".
Col cazzo.
Capito che il palco non l'avrei visto, ho fatto un ragionamento molto semplice, chiedendo al mio interlocutore di andarci a sedere altrove per uscire dal capannello di sua e mia gente creatosi nel backstage, dove gli animi cominciavano a scaldarsi (e le mani di qualcuno a prudere).
IO: "Ascolta, a parte il danno che mi stai facendo, fatti pure 2 conti: io ti ho portato almeno 50 persone che altrimenti non sarebbero venute. Ingresso e consume, 400€ grazie a me te li sei fatti".
LUI: "Eh, ma cosa c'entra..."
IO: "C'entra che se scaliamo che me ne devi 150 per lo showcase -e li voglio comunque perché siam qui in 4 e veniamo da fuori- tu almeno 250 puliti te li metti in tasca avendo fatto fare una figura di merda a me e la strada per un cazzo ai miei amici".
LUI: "Eh, ma cosa c'entra...".
IO: "C'entra che mo' tiri fuori 'sti soldi per noi e rimborsi pure i 5€ d'ingresso a quelli che son rimasti. Le birre te le abbuono. E la chiudiamo qui".
LUI: "Io ti do 100"
IO: "150 e rimborsi la mia gente".
LUI: "100".
La tiritera è proseguita così per diversi minuti, in cui -da vero codardo- il tipo si è fatto sempre più forte del fatto di giocare in casa, supportato oltretutto da un rapper milanese all'epoca molto noto, che dopo aver assistito all'intera querelle ha cercato di imbastirmi un sermone sulla "relatività dei punti di vista", nel mero tentativo di non inimicarsi i compagni di manifestazione. Alla faccia dell'"alfiere del vero".
E ha vinto l'organizzatore, alla fin fine. Nel senso che, a fronte di una presentazione saltata e un senso di vergogna inenarrabile, quello che ci ho cavato io sono stati 100€ divisi in parti uguali coi miei soci di palco, offrendo in seguito di pagare da bere di tasca mia agli amici (certamente non al bar del posto), i quali però mi hanno invitato a non preoccuparmi, appunto, avendo capito le circostanze.
Unitamente ad altre faccende che prossimamente racconterò per fare il punto sui centri sociali, questa situazione è stata per me l'esempio massimo circa lo spirito con cui gestisca le cose anche chi si barda di ideali, bandiere e retorica del rispetto.
Io ci ho trovato solo gente troppo fumata per ragionare con me, ma sufficientemente aggressiva per fare la cresta anche nel torto assoluto.
NB: l'immagine di apertura, mix fra il Che e Peter Griffin, ritrae molto verosimilmente il volto dell'organizzatore/capetto in questione. A qualcuno risulterà chiarissimo di chi si tratta...